Quando ho deciso di specializzare la mia formazione come Coach nel settore business, ho immaginato l’impatto che gli strumenti del Coaching avrebbe potuto avere sulle imprese a cui avrei offerto i miei servizi professionali. Mi sono chiesto quali obiettivi, quali bisogni ed aspettative potessero giustificare la richiesta di servizi sulla carta altamente performanti e costosi e nella realtà tutti da verificare*.
Ho cominciato ad interrogarmi e a constatare quanti potenziali clienti, una volta preso contatto con loro, avrebbero chiesto approfondimenti e chiarimenti, quanti avrebbero commentato rispetto alle proprie conoscenze e competenze, quanti avrebbero rinviato ad un successivo appuntamento, quanti avrebbero, elegantemente o meno, sorvolato e avrebbero lasciato passare oltre.
Ho analizzato il mercato, i competitor, i leaders più o meno riconosciuti, i loro modelli di Coaching, i trend, le promesse e le certezze. Ho studiato l’evoluzione economica e sociale legata al mio territorio, quella più generale, i possibili sviluppi.
Ho provato la stessa sensazione che mi accompagna dalla mia prima infanzia. Seduto sulla spiaggia, col mare scintillante di fronte, confrontarmi con quell’infinità, consapevole che la notte anche lui diventa nero ed impenetrabile, che quel luccichio effervescente può cambiare repentinamente in tempesta, che dentro ha la vita e la morte, che ti porta dove vuoi andare o ti fa affondare quando non ce la fai più.
Perché ancora quella sensazione? Perché sono sempre io, la mia identità e la mia individualità, i miei sogni e le mie passioni, ciò in cui credo e ciò che allontano da me. Quella sensazione mi ha accompagnato da sempre e da sempre ho vissuto il mare come una scoperta meravigliosa, pace e serenità, gioia ed emozione, autenticità e allegria, solitudine e sfida. Il mare mi appartiene quanto io appartengo a lui, è la mia metafora di vita e continua a riproporsi.
Ecco ciò che fa la differenza, il valore aggiunto: puoi imparare tante differenti tecniche per nuotare, allenare il fisico, imparare a navigare, viaggiare con l’ultima tecnologia di motore o di chiglia, surfare o immergerti fino alla più grande profondità solo se dentro di te c’è già la passione, il dialogo, la relazione, la voglia di stare in mare.
Dentro di me c’è sempre stato il mare e quando ho capito che c’è sempre stato anche il Coaching ho sorriso. So chi sono e cosa posso fare, per me e per chi mi incontrerà tra le sue onde.
Ieri, durante un incontro con altri Coach che hanno fatto con me un pezzo della stessa rotta, Coach di diverse nazioni e differenti realtà sociali e culturali, ci si è confrontati sulla percezione del futuro, delle possibilità e delle soluzioni per superare un momento di crisi che ovunque ha lo stesso colore e lo stesso crescente peso. Abbiamo parlato delle nostre speranze e della nostra visione, in particolare di quella che abbiamo nei confronti del nostro lavoro con gli imprenditori, con le aziende, con i professionisti. Ho presentato la mia:
“I see a future of prosperous and collaborative organizations and ventures, where entrepreneurs and leaders become and remain aware over time of who they are, for whom and for what they are, what they have and what they can generate and give to the world around them and beyond. I see these entrepreneurs and leaders building together an enlightened road in which competition and exploitation become harmonious cooperation and growth for their environment, for their community, for peoples and nations, so that those who ask can find and those who offer, through their work and activity, can realize their full potential.”
“Vedo un futuro di imprese ed organizzazioni prospere e collaborative, in cui gli imprenditori ed i leaders prendono coscienza e si mantengono consapevoli nel tempo di ciò che sono, ciò per cui sono, ciò che hanno e ciò che possono generare e dare al mondo intorno a loro e oltre. Vedo questi imprenditori e leaders costruire insieme una strada illuminata in cui mentre si cammina la competizione e lo sfruttamento diventano cooperazione e crescita armonica per il proprio ambiente, per la propria comunità, per i popoli e le nazioni, affinché coloro che chiedono possano trovare e coloro che offrono, attraverso il proprio lavoro e la propria attività, possano realizzare pienamente il loro potenziale”
Mi sono sentito ancora una volta seduto sulla spiaggia, quella del mare come quella del Coaching. La sensazione è sempre la stessa, l’emozione rinnova sé stessa. So cosa mi ha portato in questi ultimi cinquanta anni e continuo a sorridere.
* (tanti hanno già felicemente verificato, io lo so e lo tengo per me!)
Mi piace! Deve essere entusiasmante fare un lavoro in cui l’altro diviene qualcuno di cui occuparsi. Grazie! Comincio a seguirti!
http://istantaneevissute.wordpress.com
Grazie Maria Grazia! Sarà per me un incentivo a scrivere e a trasferire la gioia di fare il lavoro che più mi piace. Un caro saluto